È convinzione diffusa nell’opinione pubblica che l’intervento delle autorità di governo sul funzionamento del sistema produttivo vada valutato in base ai presumibili effetti su un qualche indicatore dello “stato di salute” della comunità interessata. Che si tratti del salvataggio pubblico...
È convinzione diffusa nell’opinione pubblica che l’intervento delle autorità di governo sul funzionamento del sistema produttivo vada valutato in base ai presumibili effetti su un qualche indicatore dello “stato di salute” della comunità interessata. Che si tratti del salvataggio pubblico di una banca sull’orlo del fallimento o di una legge che imponga l’aumento dell’età pensionabile, di una clausola di adeguamento dei salari all’inflazione o di una riforma che limiti il diritto di sciopero, della decisione di contrarre la spesa sanitaria o della devoluzione dei poteri monetari ad una tecnostruttura irresponsabile nei confronti degli organi titolari della sovranità, appare scontato che esista un qualche strumento di misura in grado di dirci se la comunità nel suo insieme ne trarrà un beneficio o un danno. Tale strumento di misura, nel discorso pubblico, viene designato con il ricorso ad espressioni variegate: benessere sociale, bene comune, interesse pubblico e altre analoghe.
Si tratta di un criterio a prima vista ragionevole. In prima approssimazione, sarebbe senz’altro auspicabile che l’organizzazione economica sia al servizio della società, e quindi niente di più logico che gli occhiali con cui se ne interpretano i mutamenti e se ne progettano le correzioni vadano “sagomati” in modo da permetterci di cogliere gli effetti dei primi e delle seconde sul benessere della generalità dei suoi membri. Purtroppo, a questa seppur comprensibile aspirazione ad uno strumento in grado di separare in maniera oggettiva ciò che «fa bene» alla società da ciò che le fa male, fa riscontro l’inadeguatezza di quelli concretamente disponibili. La verità è che i concetti di benessere sociale e di interesse comune nascondono talmente tante e tali ambiguità che è sempre difficile valutare se la retorica che li adopera contenga un fondo di verità o se sia meramente strumentale alla protezione degli interessi di alcuni gruppi sociali a danno di altri.
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