L'Economia sociale
Sono trascorsi quasi venti anni da quando, circondati da profondo scetticismo, ma alle volte anche da esplicito dileggio, abbiamo cominciato a riflettere sul senso dell’espressione economia sociale e sulle diverse modalità di declinazione di questo concetto che la realtà ci metteva davanti agli occhi. Già allora il Terzo Settore aveva acquisito dimensioni rilevanti nella gran parte delle economie ad industrializzazione avanzata, mettendo in crisi la consolidata certezza che l’organizzazione della vita economica potesse essere classificata attraverso la tradizionale dicotomia Stato/Mercato.
Ci sembrò allora una scelta ineludibile salpare dai porti tranquillizzanti del paradigma dominante e addentrarci in quei misteriosi territori dell’organizzazione economica in cui non ci sono né l’obiettivo del profitto, né il meccanismo dell’autorità a guidare i comportamenti dei produttori di valore. Da questa avventurosa missione esplorativa nacque, una quindicina di anni fa, Economia politica del non profit, prima (e necessariamente frammentaria) “mappa” del continente dell’economia sociale.
Armati di quella mappa, di strumenti di esplorazione più sofisticati e di compagni di viaggio più numerosi e pieni di passione, siamo tornati sempre più frequentemente nel luogo delle nostre pionieristiche esplorazioni, spesso sorprendendoci per la rapidità con cui i contorni di quel continente andavano modificandosi: basti pensare, solo a titolo esemplificativo e senza alcuna pretesa di completezza, alla progressiva differenziazione dei modelli di governance delle organizzazioni produttive di Terzo Settore; all’allargamento dei settori di intervento dell’imprenditoria sociale ad ambiti diversi dallo storicamente elettivo “territorio” dei servizi di cura delle persone; all’orientamento delle attività dell’imprenditoria sociale verso obiettivi di policy più articolati rispetto a quello originario di dare risposte alla crisi dei sistemi di welfare; agli inevitabili cambiamenti delle modalità di confronto dell’imprenditoria sociale con mercati dell’output, mercati del lavoro e mercati del credito che, in questi ultimi anni, andavano sperimentando fenomeni di rapido e convulso mutamento.
Insomma, ad un certo punto ci è parso evidente che il continente dell’economia sociale si era arricchito di città, strade e ferrovie precedentemente assenti, e che la “mappa” disegnata quindici anni fa era pertanto diventata in gran parte obsoleta. Dall’esigenza di ridisegnare la geografia di questo mondo in rapida evoluzione nasce l’idea di una collana di economia sociale aperta al contributo di quanti, economisti o cultori di altre discipline, vogliano aiutarci nell’opera.
